giovedì 25 novembre 2010

Filastrocca delle parole curiose


 
Filastrocca delle parole curiose
che sembrano dire tutt'altre cose;
parole che generano confusione,
a cui bisogna fare dell'attenzione.

Un bullo, di certo, non è un bullone,
un'aquila, poi, non fa un aquilone.
Dalla pulce non nasce un pulcino,
un piccolo fiore non è un fiorino.

Il bottino non è un piccolo bottone,
non fanno a botte le brave persone.
Un bottone non è una grossa botte,
le cotte dei preti non vanno cotte.

Una pianta non genera un pianto,
una manta non sposa un manto.
"Non ti scordar di me" è un fiore,
ma myosotis lo chiama il cultore.

Un topo strano non è un topazio,
il toponimo sta nello stesso spazio.
Un'orma grossa non è un ormone,
un grande mago non è un magone.

La donnola è un piccolo animale,
l'omologo ad un altro è uguale.
L'omonimo è la stessa persona,
l'oziosa può essere una poltrona.

Un canone è una tassa da pagare,
un canotto sta in mezzo al mare;
un canino non è un cagnolino,
ed un cavillo non è un equino.

La radice va interrata e coltivata,
va estratta, però, se è quadrata.
La pinacoteca non è una pineta,
e stare a regime è fare la dieta.

I monsoni sono venti orientali,
due zero-dieci sono venti decimali.
Al gioco col morto non c'è nessuno,
chi mangia, poi, spezza il digiuno.

Di parole curiose ce ne son tante,
impossibile citarle tutte quante.
Filastrocca delle parole strane,
filastrocca delle parole... italiane.
(Pino Bullara)


















venerdì 19 novembre 2010

'A nuvena di sparacogna


'A nuvena di sparacogna
Un cespuglio d'asparago selvatico («'a sparacogna»), attaccato al muro d'una casa, a poco più d'altezza d'uomo, serviva per fare da volta alla grotta della mangiatoia; qua e là dall'alto di questa grotta, pendevano, a mo' di palle di Natale, arance e mandarini. Nel cavo del cespuglio, poi, era sufficiente collocare le statuette di Giuseppe e di Maria... e «'a nuvena» era pronta.
   Per una trasformazione semantica del termine «novena», « 'a nuvena"» stava ad indicare, non tanto il periodo d'avvento, ma questo semplice presepe che ogni «vaneddra e curtigliu» (strada e cortile) in maniera del tutto spontanea ed artigianale si costruiva.
   Sotto «'a nuvena» c'era un pullular di gente: tutte le persone «da vaneddra» vi si riunivano per intonare canti natalizi. «'I sampugnara» e «'i ciaramiddrara» passavano con i loro strumenti musicali, da quartiere in quartiere, sostando sotto ogni «nuvena» che trovavano, e al suono di zampogne e ciaramelle si tessevano le lodi al Signore.
   Poi in compagnia di questi suonatori, si visitavano le «novene» dei vari quartieri.
   Nell'era tecnologica, tutto ciò sembra essere cambiato, ma per chi ama le tradizioni e rimane fedele allo Spirito natalizio... non è cambiato niente!
Grazie a questa bella iniziativa del "girotondo di Natale": come al tempo della mia infanzia, si continua a fare e visitare le "novene" di Natale.
                   (Pino)

martedì 2 novembre 2010

'U codici da Vinci





-Chi vriogna! Chi maladucazioni!
Nu’ c’è cchiù fidi! Nu’c’è riligioni!
-C’aviti, ca vi stati lamintannu?
- Moru chi sappi! Chi staju liggennu!:
Cristu era maritatu cu Maria Maddalena,
Giuvanni” è iddra, ni “l’urtima cena!”

- E vu’ criditi a tutti ‘sti ‘miricanati,
senza tecchia di provi e senza dati.
‘Na cosa sunnu la fidi e la storia,
‘na cosa: arti, fantasia, siti di gloria.
Veru è: “Giuvanni”, puru pi mia,
nun è iddru, ma è propriu Maria.

Ma Maria ‘a matri, do cori dulurusu,
sempri allatu a so figliu amurusu.
Ca nun l’ha mai vulutu abbannunari,
mancu quannu s’u vitti cunnannari.
-Ma si “Giuvanni” è “Maria ‘a matri”,
dimmi, cu sunnu, allura, tutti l’antri?

-Si taliati bonu li mani di li pirsunaggi
ci nni sunnu un paru propriu spariggi:
Una propriu a “ Maria”vicin’ o coddru,
l’antra, ‘ncapu o tavulinu cu cuteddru:
Sunnu li mani vili, lordi e traditura
di Giuda ammucciatu da nantra fiura.


Ma, ‘na cosa è l’opra ca fici l’artista,
n’antra cosa l’interpritazioni di chista.
‘Stu codici da Vinci, cunta pallunati,
pi ‘mbrugliari tutti chiddri ‘mpriparati,
di virità ‘un avi mancu ‘na stizza
e merita sulu un postu: ‘a munnizza!
(Pino Bullara)



* I misteri del "Cenacolo" di Leonardo.


Il primo personaggio, alla destra di Cristo, non è Giovanni, come si dice comunemente, né Maria Maddalena, ma Maria, la madre. A riprova, il suo volto è sovrapponibile con quello di un altro dipinto di Leonardo: "La Vergine delle rocce".
   Sempre a destra, dietro il terzo personaggio si nasconderebbe Giuda (indegno di essere raffigurato) con le braccia aperte, e di cui si vedono solo le mani: quella sinistra che indica minacciosa il collo di Maria e quella destra che impugna un coltello, visibile al centro di questa metà tavola. Queste mani non sono attribuibili al secondo personaggio né a nessun altro, perché, così, si avrebbero degli arti sproporzionati e deformi, decisamente non in linea con le capacità artistiche di Leonardo. (Pino Bullara)