lunedì 14 marzo 2011

I re d'Italia


Conosco un re passato alla storia
con tanto d'onore, di fama e di gloria;
veniva chiamato "il re galantuomo":
non era galante, ma un misero uomo.

 
Apparteneva a quel ramo cadetto
che tolse il regno all'erede diretto:
al primo in successione della lista,
con una legge del tutto maschilista.

 
Si vocifera, pure, un'identità fasulla:
una sostituzione fatta nella culla
col vero erede, in un rogo perito,
così come il padre avrebbe impartito.

Era un tipo che non amava studiare,
gli piacevano le donne e cavalcare.
Prese per moglie una sua cugina;
aveva due amanti: Laura e Rosina.

Un giorno al cugino ruba il reame,
con una mossa meschina ed infame:
Corrompe i funzionari di quel regno,
con grosse promesse, come pegno,

viene sceneggiata una spedizione,
fatta all'insegna della liberazione,
quindi va per fermare l'avventuriero,
invece si annette il regno per intero.

Continuò a farsi chiamare "secondo",
per sottolineare ai sudditi e al mondo,
la conquista di terre del suo casato
e non la nascita di un nuovo stato.

"Padre della Patria" sarà chiamato
e un grande altare gli verrà dedicato.
In realtà fu "un padre padrone",
che martirizzò tutto il meridione.

Ogni forma di lotta e resistenza
sedò con forza e inaudita violenza;
il dissenso, con meschino cinismo,
venne chiamato soltanto: banditismo.
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Il figlio Umberto salì poi sul trono,
facendosi chiamare: "il re buono";
ma si trattava di un'etichetta fasulla,
in verità costui era un buono a nulla.

Teneva il popolo afflitto e affamato,
impose l'iniqua tassa sul macinato,
non soltanto al centro e al meridione,
ma "per equità" anche al settentrione.

In Sicilia si arrestarono sindacalisti,
operai, intellettuali, popolari e socialisti
A Milano si fermò una manifestazione,
sparando sulla folla a colpi di cannone.

Il re, prima giudicò il fatto esecrabile,
poi insignì con la croce il responsabile.
Nei rapporti politici internazionali,
si adoperò per le conquiste coloniali.

Divenne ben presto talmente odiato,
che ricevette anche più d'un attentato;
ma a Monza, il terzo gli sarà fatale:
perse la vita... e lasciò il Quirinale.
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Vittorio Emanuele terzo gli succederà,
la politica degli avi costui continuerà.
La gente lo chiamava "il re soldato"
e a fare il militare era stato educato.

Era cinico, arrogante e opportunista,
permise l'avvento del regime fascista.
Un regime vile dai principi dittatoriali,
che osò approvare anche leggi razziali.

Poi il re, quando vide cambiare il vento,
cambiò governo e amici in un momento.
Ruppe l'alleanza con gli eserciti germani,
e fece l'accordo con gli Anglo-americani.

L'otto settembre, in modo immorale,
abbandonò il paese, nel disastro totale.
Darà, poi, al figlio la corona del paese,
ma Umberto sarà re solo per un mese.

Il due giugno del quarantasei si voterà;
"il re di Maggio" il referendum perderà.
L'Italia si darà un assetto repubblicano
e manderà in esilio per sempre il sovrano.

I vincitori scrivono la storia;
i vinti ne conservano la memoria.
Passano giorni, mesi ed anni...
il tempo svela intrighi ed inganni.
(Pino Bullara)

domenica 13 marzo 2011

Italia


A Quarto la luna faceva capolino
a due navi della società Rubattino.
Vennero mille uomini di nascosto,
decisi a unificar l’Italia ad ogni costo.
Salparono di notte il cinque maggio,
con tutto l’entusiasmo ed il coraggio.
Poi, l’undici a Marsala sbarcarono
a migliaia i picciotti vi si unirono.

Calatafimi, Palermo e poi Milazzo,
infine, entrati a Napoli nel palazzo.
Vinta a Volturno l’ultima resistenza,
l’unità d’Italia prendeva consistenza.
Ecco i due uomini di fronte, a Teano:
Garibaldi va avanti e tende la mano:
“Saluto il primo re d’Italia, con onore.”
E Vittorio Emanuele: “Grazie di cuore.”

Poi, il diciassette marzo successivo,
avvenne, infine, l’evento conclusivo:
A Torino si unì il nuovo parlamento
per ratificare il grande avvenimento.
Ma il primo re d’Italia fu un "secondo",
per sottolineare all’Italia e al mondo
la conquista di terre del suo casato
e non la nascita di un nuovo stato.

Di acqua nei fiumi ne dovrà passare
per affermare la volontà popolare.
Finita la seconda guerra mondiale
rinascerà un'Italia nuova e più vitale.
Un’Italia repubblicana e unitaria,
membro dell’Europa comunitaria
Un’Italia più libera e democratica
che si fonda sul lavoro e sull’etica.
(Pino Bullara)





sabato 5 marzo 2011

Polpi e polipi






Pancia e testa sono un tutt’uno,
come lui non c’è nessuno:
otto piedi tutti d’un colpo,
è un mollusco di nome polpo.

Ma se il polpo è tutto polpa,
poverino, non ha certo colpa;
non ha lisca né una conchiglia,
e la polpetta non è sua figlia.

Anche piovra viene chiamato;
di norma, bollito va preparato.
Quando un polpo mangiare voglio,
io scelgo sempre quello di scoglio.

Di doppia ventosa esso è dotato,
 a tavola viene molto apprezzato.
Poi, in mezzo a tanti polpi piccini,
i più buoni sono i moscardini.

Però  il polipo è un’altra cosa:
è una neoformazione fastidiosa;
sta nelle mucose o nell’orecchio,
e l’otorino lo vede con lo specchio.

La parola polipo non va confusa,
con la forma larvale di medusa,
che come ramo sta in fondo al mare
e quando cresce si va a staccare.

Poi, spugne e coralli sono formati
da tanti animaletti tutti affiatati,
che vivono ognuno in buchi ristretti
e anche loro polipi sono detti.

Andando, quindi, in pescheria,
non scambiamola per l’infermeria:
compriamo il polpo che va cucinato,
ma chi ha un polipo… andrà curato.
    (Pino Bullara)